Tavolini sui posti dei disabili! Pizza o aperitivo possono davvero vincere sui diritti degli invalidi?

Occupandomi spesso di barriere architettoniche mi ritrovo a cercare notizie, a leggere storie e situazioni che le riguardano. Così, il Tempo.it mi ha proposto una notizia interessante: un bel nuovo modo di occupare i posti auto riservati ai disabili.

Ristoranti e bar che da un lato vogliono dare un bel servizio al cliente, per avere un certo riscontro negli incassi e dall’altra danno un importante, azzarderei notevole, disservizio ad una categoria dimenticata: i disabili. 

L’articolo in particolare parla di Roma, la capitale e il suo centro storico con i suoi locali. Ristoranti che si sono appropriati dei posti auto per i disabili davanti al proprio esercizio, per realizzare un area tavolini per far mangiare all’aperto. Quando ho visto le foto sono rimasta a bocca aperta; lo ammetto non pensavo che l’uomo, perché trattasi di persone come me, potesse arrivare a tanto.

Credo che si possa definire:“FURBATA”; in tutta sincerità non credo che sia solo un vizio o vezzo, dipende dai punti di vista, della capitale d’Italia, anzi credo che cercando a fondo ciò accada in maniera abbastanza diffusa e sistematica lungo tutto il nostro stivale.

Non credete che valga la pena soffermarci un po’ e fare una bella analisi di ciò che succede sotto il nostro naso? Un argomento che mi fa davvero imbestialire! Ormai cari lettori sapete che io amo riflettere, quindi penso: forse quella con gli atteggiamenti sbagliati sono io e forse sono troppo pignola. Però poi, per fortuna, tiro un sospiro di sollievo, perché passato il momento di smarrimento torno in me e realizzo subito che è ciò che ho intorno ad andare al rovescio. Posso solo ammettere che l’arrivo della disabilità mi ha reso molto più attenta, critica, pignola e devo dire che non mi dispiace.

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“Senza Nome”: il bar dove il personale ti ascolta con gli occhi.

senza-nomeHo deciso di aprire questa settimana pasquale con una realtà italiana positiva, che da’ comunque lo spunto a tante riflessioni che, per la liturgia che andiamo a celebrare, non è da poco.

Leggendo il Corriere ho appreso che a Bologna, di fronte allo storico Mercato delle Erbe, c’è una grossa novità: l’apertura di un bar. Qui voi starete pensando che sono impazzita visto che comunemente l’apertura e/o la chiusura di un bar non hanno la necessità di finire sul giornale, anche perché rappresentano la quotidianità. Invece questo vi stupirà, lo assicuro perché è ciò che ha suscitato in me.

Per prima cosa occorre soffermarci sul nome scelto dal gestore:“Senza Nome”; dovete ammettere che già così suscita una buona dose di curiosità e quindi mi sono detta che doveva essere speciale quanto il suo nome. Infatti è un locale dove a collaborare non è solo il personale, ma anche i clienti stessi; tranquilli non dovete né pulire né servire, ma semplicemente procedere alle ordinazioni con un metodo nuovo, fuori dall’ordinario.

Proprio davanti all’ingresso c’è una lavagna che spiega tutto nei dettagli:“Se al bancone vuoi ordinare usa la Lingua dei Segni, i bigliettini in bacheca, scrivi sui foglietti, gesticola, trova tu una soluzione”. Occorre approcciarsi con la buona volontà, per fare tuo questo nuovo modo di comunicare, ma a mio avviso è istruttivo e anche divertente. E’ solo una questione di abitudine, come per ogni cosa.

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