Minorenni maltrattati in una casa famiglia “Lager”. E’ arrivata l’assoluzione. Al via il ricorso!

E’ uno schifo! L’epilogo di questa vicenda non è solo triste, ma è sconcertante. Partiamo da qualche considerazione e dall’esposizione dell’accaduto nel lontano 2012. Già qui avrei da dire, perché in merito ad una vicenda umana così seria bisognerebbe tenere come priorità la velocità di intervento, con processi molto rapidi.

Dagli anziani, dai disabili arriviamo anche ai minori maltrattati. Perché ne parlo? Perché anche loro sono esseri umani da tutelare e proteggere, perché privati delle condizioni di vita ottimali e consone, ma soprattutto meritevoli.

Bambini già pieni di ferite psicologiche che speravano nella quiete dopo tanta tempesta, ma in verità così non è stato. La disabilità psicologica provocata da tanti abusi mi ha fatto sentire in diritto di parlare di loro nella speranza di migliorare le loro vite. Speriamo nella giustizia, ma soprattutto che tutto ciò sia da monito per il futuro; non vorrei che altri bimbi subissero tutto questo.

Io lo leggo come un chiaro accanimento verso delle creature che sicuramente e non per colpa loro vivono una condizione problematica. Dovrebbero vivere spensierati, felici per la loro giovane età; giocare, essere amati ed educati.

Io ero rimasta che le case famiglia dovevano essere istituti protetti, dove accogliere i numerosi minori che arrivano da situazioni famigliari e di vita davvero difficili. Me lo sono detto da sola:“dovrebbero”; il luogo che dovrebbe assomigliare il più possibile ad una famiglia, nell’attesa che quella vera arrivi in fretta per godersi un po’ quella parte di vita dove sarebbero un tutt’uno con mamma e papà. Continua a leggere

L’appello di Jacopo:”Basta mezzi inaccessibili! Potrei restare per sempre single!”

La provocazione di Jacopo potrebbe sembrare uno scherzo ma non lo è; ha solo scelto un nuovo modo per richiamare l’attenzione dello Stato. Jacopo Melio, 24 anni, blogger toscano disabile, single, è stanco di queste maledette barriere architettoniche e di essere costantemente discriminato. Jacopo è solo arrivato alla conclusione che tutto ciò che condiziona la sua vita dipende dall’inclusione tanto negata alle persone con disabilità.

Il ragionamento non fa una piega, le barriere architettoniche limitano assolutamente l’inserimento delle persone disabili e Jacopo, con la sua provocazione, ci fa notare che ne limita e ostacola anche gli incontri con nuove persone, fino ad ostacolare anche una possibile vita affettiva.

Mi sono accorta che è estremamente difficile far capire che il termine “barriere architettoniche” non è così povero di significato e Jacopo in questo mi ha dato una mano. E’ estremamente importante far capire a tutti che non corrisponde a nostri semplici capricci ma limitano assolutamente il vivere. Vivere è un termine grande e importante che racchiude davvero tanti concetti.

Jacopo abita nella provincia di Livorno e in più di una circostanza ha avuto non pochi problemi di spostamento a causa di barriere architettoniche nei trasporti pubblici. Si chiama #vorreiprendereiltreno ed è l’hashtag che simboleggia la battaglia per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Dopo che Jacopo ha lanciato su twitter il suo hashtag, in centinaia hanno risposto condividendo la sua battaglia, nata anche grazie al suo blog, dove scrive: “Sono single per colpa degli autobus: politici, aiutatemi!!”. Continua a leggere

Vuoi in affitto una casa? Impossibile se hai una cecità parziale

Purtroppo la realtà con le sue tante, troppe storie concrete, fatti, situazioni per niente astratte, che vivo e vedo ogni giorno mi porta ad abbandonare un attimo tutto ciò che di bello c’è, nel mondo dei disabili.

La discriminazione è quanto di più concreto si manifesta nella nostra società, ogni giorno, in ogni angolo del nostro bel Paese. Vi sbagliate di grosso a pensare che sia la disabilità la malattia, quella vera è la discriminazione e permettetemi di dire che l’Italia è davvero malata, avvelenata, intossicata da tanta ignoranza, non conoscenza e superficialità. Per i nostri concittadini siamo un po’ un cancro, uno di quelli tosti ancora impossibile da estirpare, non curabile. So che non esiste la bacchetta magica, ma ci vuole della sana volontà.

Oggi Vi parlo di Anna, 31 anni, di Brescia con una laurea in Giurisprudenza, ha fatto la pratica da penalista e si è specializzata in diritto per disabili. Il Suo sogno però non è ancora completo, infatti sta seguendo un corso di preparazione da magistrato ordinario all’Università Cattolica di Milano.

Fino a qui nulla di strano, una ragazza come tante, che con volontà e fatica vuole portare a termine un percorso. Ma come Vi ho preannunciato nel titolo c’è un “piccolo” particolare che ha fatto nascere dei problemi: Anna è nata parzialmente cieca, affetta da retinopatia fin dalla nascita e, da qualche anno, anche da atrofia ottica. Continua a leggere