L’Europa premia Milano perché più accessibile ai disabili. Cosa ne pensate?

Penso che abbiate capito perché sono interessata a come la pensate; io non la trovo così accessibile o almeno non al punto da ricevere un premio. E poi, è davvero necessario dare un premio legato ad una tematica che “sarebbe” dipendente da leggi parecchio vecchiotte? La vita mi ha insegnato che per fare il proprio dovere non è poi così giusto ricevere un premio. Forse dopo anni di duro lavoro all’insegna del “giusto”…forse potrebbe essere giustificato.

Potremmo pensare che viene dato per l’impegno, lo sforzo profuso per cambiare le cose; per avere preso coscienza dell’altissimo livello di discriminazione che da sempre viene messo in atto in una città come Milano. Mi ripeto, ma non sopporto che si premi chi fino ad oggi, perchè di anni ne sono passati, è stato totalmente negligente; dovrebbe farne di cose perché qualcuno gli riconosca qualche gesta.

Oppure c’è anche l’ipotesi che tra le tante città Italiane Milano rappresenti realmente la meno peggio; è possibile? Potrebbe; comunque dovremmo chiederlo ai tanti disabili dislocati nel nostro paese. Anzi, a dirla tutta forse gli unici ad avere titolo per valutare ed esprimere un certo giudizio sul tema “accessibilità” dovrebbero essere coloro che vivono perennemente esclusi dall’intero sistema Italia.

Il giornale “Il Giorno” ha dato notizia di questo riconoscimento per il capoluogo lombardo e allora voglio dare giustamente spazio al suo contenuto.

Milano è candidata all’Access City Award 2016.​ Il riconoscimento è assegnato dall’Unione europea alle città che, nel corso di questo ultimo anno, hanno posto in atto buone pratiche in tema di accessibilità alle persone con disabilità motorie, sensoriali e con ridotte capacità di movimento.

Vediamo però di analizzare cosa ha permesso concretamente alla città di candidarsi e concorrere per questo riconoscimento.

Cinquanta milioni di euro in opere per abbattere le barriere architettoniche, 43 milioni in servizi annuali, accessibilità di tutte le piscine comunali fino in vasca e di tutti gli autobus e il sito Expofacile realizzato per accogliere i visitatori dell’evento.

Io mi sono accorta che forse diamo un diverso significato al termine “accessibilità”. Io credo che sia molto di più di una parola del dizionario; infatti pronunciarla significa usare un certo tono imperativo. Siamo di fronte ad un termine completo che rappresenta bene la condizione di vita delle persone, che annienta qualsiasi barriera.

L’abbattimento delle barriere avrà una tempistica, non credete? Dopo tanta attesa da parte dei disabili credo che ora si debba procedere un po’ spediti; quindi avranno calcolato un tempo per gli interventi, credo e spero. Questo aspetto può sembrare di poco conto e invece credo che sia la prima cosa da calcolare e valutare; per un errore commesso come sempre dalle amministrazione che si sono succedute, ora non siamo più disposti ad attendere e sfido chiunque ad avere il coraggio di proporcelo. Il premio, a mio avviso, dovrebbe tenere conto anche della tempistica.

Se per servizi annuali si intendono manutenzione e sostituzione di ciò che non è più conforme, lo ritengo indispensabile e credo che fino ad ora siano stati quasi inesistenti; ovviamente non era necessario attendere l’eventuale assegnazione di un premio per adoperarsi costantemente e intervenire con una sana manutenzione. Se parliamo dei “mezzi pubblici” non so quante volte la televisione ha mostrato la denuncia di quasi inesistente accessibilità o per mezzo non ideo o per l’idoneità guasta. I guasti per quanto riguardano pedane e montascale sono davvero troppi; a tutto questo si aggiunge il personale insufficiente, con eventualmente un programma organizzativo che lascia un po’ a desiderare.

Quindi l’argomento accessibilità dei mezzi è molto delicato, fondamentale se non si vuole discriminare davvero nessuno; la realtà è che non tutta la rete di trasporti è a misura di “tutti”.

Per non parlare poi delle “attività commerciali”; non solo le piccole botteghe, ma anche i grandi marchi. A Milano è un continuo ristrutturare negozi, ma ogni volta mi accorgo che l’accessibilità è proprio l’ultimo pensiero; a memoria non ricordo di avere mai visto l’introduzione di una pendenza all’ingresso, ma solo colore e forme nuovissime che, ovviamente attirano l’occhio del cliente. Bisognerebbe riflettere sul fatto che forse per loro non siamo clienti paganti, ma persone in più che anche se non entrano poco importa, perché non facciamo tanto numero e a loro bastano i normodotati. Dato l’enorme disservizio dovremmo poter acquistare a costo zero; interessante no? Il conto gli esercenti potrebbero farselo rimborsare dalla città che non ha vigilato sui lavori di ristrutturazione per rendere tutto accessibile a tutti. E poi, anche senza calcolatrice, è facile calcolare che noi siamo troppo pochi numericamente; quanti disabili entreranno mai in un determinato negozio?

Non è sufficiente occuparsi dei marciapiedi della città, perché questo significherebbe poter girare continuamente in tondo senza mai accedere a nulla; onestamente vi sembra realmente e umanamente tollerabile? Io da tempo non lo tollero neanche nella mia città e continuo ad urlare il mio sgomento.

Girovagare per negozi è un’arte femminile, quindi mi permetto di parlarne; se non fossi costantemente accompagnata da mio marito “potrei provare il brivido di provare un paio di scarpe nella modaiola corso Buenos Aires o Corso Vittorio Manuele”. Sarebbe interessante riprendermi e farlo vedere al mondo intero. Il commercio discrimina, la moda discrimina, i trasporti discriminano… L’autonomia è davvero un bel miraggio!

Mi sembra di avere trovato tanti aspetti che andrebbero valutati e forse ne avrei altri, soprattutto se dovessi confrontarmi con tanti altri disabili.

Sulla realtà di “Expo” non posso dire nulla perché non l’ho ancora visitato e quindi posso solo basarmi su ciò che terze persone mi hanno riportato in merito alla accessibilità. Certo è che rendere a “doc” un evento è assolutamente corretto, dato che deve essere pensato per tutti però non credo che sia sufficiente. Posso solo dire che tutti i servizi legati ad Expo devono essere senza se e senza ma; un po’ di perfezione è richiesta. E’ veramente così? Tutto perfettamente coordinato e assistito? Molti hanno già sollevato l’attenzione su disservizi.

Io ancora rivendico il diritto per tutti di vivere la citta’ intera, dai servizi ai trasporti allo svago, in condizioni di pari opportunita’. Voi cosa ne pensate? Vi sembra così assurdo?

Siamo pochi e quindi meritiamo poco? Chi decide ogni volta che dobbiamo essere noi a rinunciare, perché a noi spetta la metà della metà delle cose che spettano agli altri?

2 risposte a “L’Europa premia Milano perché più accessibile ai disabili. Cosa ne pensate?

  1. Cara Lena, ho anch’io tanti difetti, il solo pensare di essere perfetti è un difetto, però sono un 67enne all’antica, uno dei fortunati ad avere genitori(lo dico al presente, mio padre è mancato solo settimana scorsa e mia madre è ancora viva, insegnanti, parenti, moglie (la più grossa fortuna della mia vita) ecc che mi hanno sempre insegnato i valori veri, non quello dei soldi,del potere, dell’arroganza eccetera. Spesso anch’io sul lavoro o su altri fatti mi sento fare i complimenti e mi domando: per cosa ? per fare quello che che dovrebbe essere la normalità ?
    non è che faccio eroismi, semplicemente cerco di comportarmi come dovrebbero fare tutti, la mia felicità è vedere felici le persone che mi stanno vicino, aiutare nel limite del possibile chi ha bisogno anche nelle piccole cose, l’educazione; Valori ormai spariti, anzi a volte sento dire che se uno è così è perchè c’è un secondo fine. Siamo ben oltre la frutta ! Ma noi tiriamo avanti.brava, complimenti per la tua lotta sociale.gianni.

  2. Buonasera
    Carissima Lena, sono molto felice per il tuo ritorno e credo che la mia felicità, debba essere condivisa con il resto delle persone che frequentano questo blog. Il tuo coraggio è encomiabile e il mondo dei disabili e non, deve essere fiero di avere un personaggio come te che difende la loro dignità e i loro diritti. Indubbiamente è difficile pensare che tutto si risolva senza lottare e la strada da fare è ancora in salita. Certamente con la presenza di persone come te, si incomincia a intravedere la discesa e sono sicuro che alla fine, molti tuoi sforzi verranno premiati. E di questo, ne sono certo. Passo all’argomento trattato. L’Europa premia Milano, come città accessibile ai disabili ? sarei stato molto più felice nel vedere che non solo venisse premiata una città come Milano, ma l’intera Italia. Il fatto che il capoluogo lombardo è stato premiato per una cosa tanto importante è sicuramente un fatto da prendere con le molle. E’ chiaro che l’Expo, sia stato il trampolino di lancio per tutte le nostre istituzioni. Presentarsi difronte al mondo intero, senza avere le carte in regola, sarebbe stato un vero e proprio fallimento. Sotto tutti i punti di vista. E questo, credo che nessuno dei nostri politici l’avrebbe accettato. Presentare una città come Milano, inaccessibile per il disabile, avrebbe significato una cosa sola. Perdere completamente la credibilità. Sappiamo tutti molto bene, che quella poca rimasta, l’avremmo giocata come una partita a carte, durante la manifestazione mondiale. Finito l’Expo,rivedremo Milano come città modello, o torneremo alle solite abitudini degne di un paese del terzo mondo ? credo che rispondere a questa domanda, non sia assolutamente facile. Le barriere architettoniche che esistono nelle nostre città, sono infinite e spesso il disabile è costretto a vere e proprie gincane. Amo Milano è la mia città, ci sono nato e con lei ho condiviso gioie e dolori. Premiarla per una cosa che dovrebbe essere una regola di civiltà è senza dubbio, un comportamento ipocrita. Purtroppo difronte ai soldi e alla notorietà, non esiste mai il buon senso. Città senza barriere per i disabili, dovrebbero esistere da anni. Rispetto ad altri paesi, siamo lontani anni luce e questo non va bene. Con i soldi stanziati dalla CE per l’Expo, avremmo potuto sistemare molte città d’Italia e togliere definitivamente le barriere che ostacolano la quotidianità del disabile. Purtroppo per i nostri politici, costruire il padiglione Italia, spendendo la modica cifra di novanta milioni è sembrata la cosa più giusta. Tra meno di due settimane, dello stesso padiglione rimarrà soltanto il ricordo. Di una cosa sono certo. L’idiozia dei nostri politici e delle istituzioni, non teme confronto. Con nessuno. Ciao Lena, un abbraccio.
    Cordialmente.

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