Minorenni maltrattati in una casa famiglia “Lager”. E’ arrivata l’assoluzione. Al via il ricorso!

E’ uno schifo! L’epilogo di questa vicenda non è solo triste, ma è sconcertante. Partiamo da qualche considerazione e dall’esposizione dell’accaduto nel lontano 2012. Già qui avrei da dire, perché in merito ad una vicenda umana così seria bisognerebbe tenere come priorità la velocità di intervento, con processi molto rapidi.

Dagli anziani, dai disabili arriviamo anche ai minori maltrattati. Perché ne parlo? Perché anche loro sono esseri umani da tutelare e proteggere, perché privati delle condizioni di vita ottimali e consone, ma soprattutto meritevoli.

Bambini già pieni di ferite psicologiche che speravano nella quiete dopo tanta tempesta, ma in verità così non è stato. La disabilità psicologica provocata da tanti abusi mi ha fatto sentire in diritto di parlare di loro nella speranza di migliorare le loro vite. Speriamo nella giustizia, ma soprattutto che tutto ciò sia da monito per il futuro; non vorrei che altri bimbi subissero tutto questo.

Io lo leggo come un chiaro accanimento verso delle creature che sicuramente e non per colpa loro vivono una condizione problematica. Dovrebbero vivere spensierati, felici per la loro giovane età; giocare, essere amati ed educati.

Io ero rimasta che le case famiglia dovevano essere istituti protetti, dove accogliere i numerosi minori che arrivano da situazioni famigliari e di vita davvero difficili. Me lo sono detto da sola:“dovrebbero”; il luogo che dovrebbe assomigliare il più possibile ad una famiglia, nell’attesa che quella vera arrivi in fretta per godersi un po’ quella parte di vita dove sarebbero un tutt’uno con mamma e papà.

L’aspetto su cui rifletto è che sono i Tribunali dei minori ad assegnare questi bambini all’interno delle strutture. Allora anche qui sono costretta a dire che c’è molta disattenzione e non controllo da parte di organi che dovrebbero essere competenti e personalmente dovrebbero visionare, ogni giorno, fisicamente con occhi e orecchie. I giudici dovrebbero avere molto potere in merito e quindi conoscere molto bene le strutture di cui si avvalgono. Non ci possono essere errori; è VIETATO. Forse di fronte ad uno sbaglio accertato una punizione dovrebbe essere prevista anche per loro, abbattendo l’intoccabilità, di cui si parla tanto, delle nostre toghe.

Anche in questo caso forse dovrebbero essere installate telecamere fisse che filmano l’operato del personale al fine di tutelare e testimoniare sulla serenità dei bambini.

Era il 2012. Il caso specifico pubblicato dal Gazzettino.it, Treviso. Si parla della Opera Pj, casa famiglia che si trova a Treviso. Risultano agghiaccianti le contestazioni che emergono dalla richiesta di rinvio a giudizio formalizzata dal pm Barbara Sabbatini nei confronti della direttrice Elda Masi, 65 anni, che sembrava esercitare poteri assoluti, da despota, sui ragazzini che le erano stati affidati dal Tribunale dei minori.

La Direttrice Masi quando si era fatta interrogare a inizio novembre, aveva però cercato di smontare le accuse che le erano state rivolte, sostenendo la correttezza dei suoi metodi educativi. Le argomentazioni non hanno potuto convincere il pm Sabbatini che aveva a disposizione decine di testimonianze, manoscritti e diari delle piccole vittime e le cartelle cliniche messe a disposizione dal medico di una bambina. Infatti avrebbe sottoposto sei ragazzini, tutti ospitati all’Opera Pj, in affidamento extra familiare, a minacce, violenze, vessazioni fisiche e psicologiche. Li avrebbe maltrattati a tal punto, secondo l’accusa da trasformare la loro vita in un autentico inferno. Con le prove raccolte dai Carabinieri, gli inquirenti contestano l’accusa di maltrattamenti perpetrati dal dicembre 2007 all’agosto 2010, nei confronti di bambini tra i 6 e i 13 anni (resta un giallo il fantomatico video che incastrerebbe la donna). 

Sei i minori su cui avrebbe concentrato le proprie attenzioni: ecco le condotte contestate dagli inquirenti.

Due fratellini di 10 e 11 anni ospiti dal 2007:  ad uno la direttrice avrebbe vietato di incontrare i genitori e poi lo avrebbe mandato a letto senza cena. Terribili i tormenti riservati al più piccolo. Oltre a non fargli incontrare i genitori e a mandarlo a letto a digiuno lo avrebbe umiliato e picchiato con schiaffi, tirate d’orecchie e di capelli e calci, costringendolo anche a fare la statua su una gamba sola. In un’occasione gli avrebbe tolto perfino i pantaloni e le mutande, obbligandolo a mostrarsi agli altri minori. Quando bagnava il letto (incontinenza notturna) doveva poi dormire tra le lenzuola sporche e, in una circostanza, lo avrebbe mandato a scuola senza lavarsi.

Una diciassettenne ospite dal 2006 al 2010: la direttrice ogni giorno l’avrebbe insultata e costretta a eseguire lavori di facchinaggio. Le avrebbe anche impedito di rivolgersi a un medico dopo un incidente stradale accaduto nell’ottobre 2009, nonostante i malesseri della minore. Stesso trattamento qualche mese più tardi quando la ragazzina si fratturò la clavicola.

Un diciassettenne ospite della Casa famiglia da quando aveva 4 anni: la direttrice gli avrebbe rivolto quotidianamente parole irripetibili, umiliandolo. A più riprese lo avrebbe picchiato con pugni e schiaffi. Gli avrebbe anche requisito e poi fracassato il cellulare. Per punirlo lo avrebbe costretto a stare fermo, a mani larghe, su una sola gamba, incitando i compagni a insultarlo (una punizione ripetuta anche su altri minori).

Due sedicenni: a uno avrebbe rivolto parole irripetibili e durante un soggiorno nella struttura di Taranto lo avrebbe schiaffeggiato. L’altro, ospite dal 2006, sarebbe stato schiaffeggiato, insultato e costretto a svolgere faticosi lavori di facchinaggio.

Certo che alla luce dei fatti raccontati definirla “struttura protetta” mi sembra un po’ una barzelletta; di certo non è il nome che merita anzi io continuo a definirla “lager”. Credo che in presenza di immagini potrebbero davvero mettere a dura prova la nostra sensibilità e forza; un vero colpo allo stomaco.

Lo ripeto e non me ne stanco, sono bambini che non hanno colpa del fatto che, non avendo alcuna persona a occuparsi di loro, sono costretti a entrare in queste strutture per la loro “tutela” o almeno dovrebbe essere tale. Inutile girarci intorno, ma anche in questo settore, molto delicato, a farci compagnia ci sono le solite lungaggini. Le adozioni e gli affidi alle famiglie meritevoli che ne fanno richiesta dovrebbero essere più celeri, per far sì che questi bambini inizino il prima possibile a conoscere e a vivere in una vera famiglia.

Ma eccoci ancora qui con una sentenza dalle motivazioni che lasciano davvero l’amaro in bocca (la Tribuna di Treviso le ha pubblicate). La direttrice viene assolta perché i testimoni delle presunte violenze all’interno dell’Opera Pj sono stati giudicati “non attendibili”. E’ la stessa Direttrice a esprimersi dopo il verdetto pronunciato dal giudice Marco Biagetti: “Dopo quattro anni e mezzo di sofferenze finalmente giustizia è stata fatta e io posso guardare avanti”. In aula, quando era stata sentita aveva detto:” Non ho mai picchiato nessuno. Ho sempre avuto a cuore i miei ragazzi e cercato di fare i loro interessi”. Le due Procure (quella di Treviso e quella generale di Venezia) non ci stanno, e presentano ricorso in appello. Così Elda Masi rischia così di tornare a processo dopo l’assoluzione in primo grado.

Sarà davvero dura perché questi bambini non hanno neanche la fortuna di essere appoggiati dalle loro famiglie, perché non le hanno, quindi oltre il danno la beffa.

Le pesanti accuse che hanno dato inizio al processo sono: abuso dei mezzi di correzione e maltrattamenti; avrebbe regolarmente insultato i ragazzi chiamandoli “avanzo di galera”, “puttanella”, “frocio” o “handicappato”. Venivano contestate anche alcune punizioni, come quella di far stare un bimbo in piedi su una gamba sola per quasi un’ora e poi i calci e i pugni ad alcuni ragazzini, che avevano fatto mutare il capo di imputazione da abuso dei mezzi di correzione a maltrattamenti. Tutto questo ha portato ad una richiesta di condanna a quattro anni di reclusione.

Non trovo altre parole da aggiungere; non credo che servano. Posso solo ricordare la situazione attuale di questa vicenda: la sentenza di assoluzione è arrivata a gennaio di quest’anno:” il fatto non sussiste”; un’assoluzione piena, che non lascia ombre sulla sua attività di educatrice. Le due Procure, che è raro che si muovano entrambe e così all’unisono, hanno deciso di presentare ricorso in appello. Vedremo se e quando si concluderà questo iter giudiziario, per permettere a tutti quei ragazzi di ricominciare a vivere; se lo meritano!

3 risposte a “Minorenni maltrattati in una casa famiglia “Lager”. E’ arrivata l’assoluzione. Al via il ricorso!

  1. Buongiorno.
    Cara Lena, ho letto con molta attenzione il tuo inquietante commento e per esprimere il mio pensiero, partirei dalla frase finale dello stesso. La sentenza di assoluzione è arrivata perchè il fatto non sussiste. Questo atteggiamento da parte delle nostre Istituzioni, riassume in modo cristallino l’incapacità di tutelare i più deboli. In questo caso, parliamo di bambini, esseri che dovrebbero avere un occhio di riguardo da parte di chi li gestisce. Le chiamano strutture protette, io le demolirei all’istante, con all’interno i soggetti chiamati in causa dal tribunale. Personaggi del genere, non meritano di vivere. La stessa direttrice della struttura, dovrebbe essere obbligata a cambiare lavoro e messa nella condizione di pagare i danni morali ai bambini. Mi chiedo perchè il Comune di Treviso e la Regione, non si siano presentati in tribunale come parte lesa. Altro fatto che mi lascia perplesso è la non attendibilità dei testimoni. Con chi aveva a che fare la difesa, con non vedenti o non udenti ? se non erano attendibili, perchè sono stati chiamati in causa ? c’è sicuramente, qualche cosa che non torna. Vuoi vedere che in tutta questa storia, c’è di mezzo il solito politico di turno che raccomandando certi personaggi in una struttura pubblica, non voglia perdere la faccia e la credibilità, sentendosi tirato in ballo. Quando succedono certe cose, i politici giocano un ruolo fondamentale. Sanno tutto di tutti e non credo che siano all’oscuro di quello che succede all’interno di una struttura protetta. La politica, ha interessi ovunque. Purtroppo, anche nelle adozioni, ci sono interessi milionari e quello che spesso passa sotto banco, tutti ne sono a conoscenza ma nessuno ne parla. L’Italia è un paese di ipocriti e l’omertà è una regola ormai stanziale. Quello che conta è sempre il denaro e difronte a quello, non ci sono bambini che tengano. Vorrei andare avanti ma, mi fermo qui. Il mio disappunto è tale da innescare una dose di volgarità, nei confronti di veri e propri infami. E so benissimo che la volgarità, non è mai producente. Ciao Lena, un abbraccio.
    Cordialmente.

  2. Ciao,
    io sono la ragazza, all’epoca quindicenne, che ha denunciato la struttura.
    Ti ringrazio per aver scritto questo articolo! L’errore del Tribunale è partito già dal 2006, quando sono stata portata nella cosiddetta “casa famiglia”. Mia madre è sempre stata da sola a crescermi e, invece di aiutarla, i servizi sociali ed il giudice hanno deciso di toglierle la patria di potestà.
    Gli altri ragazzini, compresi i due fratellini più piccoli arrivati all’età di 6 e 7 anni, arrivano da famiglie divorziate che non riuscivano ad accordarsi per la tutela dei figli.
    Il motivo per cui con così tanta semplicità strappano i bambini alle proprie famiglie?
    Soldi. E questo accade sempre a persone economicamente non benestanti.
    Tutte le violenze fisiche e verbali che abbiamo subito ci hanno segnato, soprattutto emotivamente. Arrivi ad un punto in cui non sai più cos’è vero e cosa non lo è. Io sapevo che mia madre mi amava, ma nei quattro anni passati lì la direttrice mi aveva convinta del contrario. Ero arrivata ad odiare mia madre incolpandola di avermi abbandonata in quel posto. È stato molto difficile il mio ritorno a casa, soprattutto riallacciare il rapporto con lei.
    Nonostante le prove e le testimonianze coerenti le une con le altre, per il Tribunale “il fatto non sussiste”. Quelle parole, dopo anni di sperata giustizia, sono state una coltellata al petto. Hanno fatto male.
    Poi, dopo due anni da quella sentenza, veniamo informati che il tutto cadrà in prescrizione.
    “La giustizia è uguale per tutti” riportata in tutte le aule di Tribunale è solo una frase.

    Grazie ancora per il tuo articolo!
    Cordialmente

    Valentina Benetton

  3. P.s. Riguardo ai miei quattro anni all’interno di “Alcatraz”, per noi si è sempre chiamata così quella struttura, sto scrivendo un libro. Spero che possa aiutare a capire la verità che si cela dietro a tutto quello che cercano di nascondere da sempre e che, in qualche modo, possa aiutare tutti coloro che hanno vissuto situazioni simili.

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